Cari insegnanti, genitori, catechisti e volontari delle Associazioni civili, in riferimento agli ultimi fatti accaduti a Sassari, mi son preso un po’ di tempo, prima di esprimere un commento. E non sarebbe male che lo facessimo sempre tutti. La riflessione, la distanza dagli eventi, la presa di coscienza delle cause che portano a certi fatti, consentono, con un po’ di distacco emotivo, di essere un po’ più oggettivi.
Per esempio, in riferimento all’episodio del saluto fascista davanti alla Chiesa di san Giuseppe, le prime reazioni emotive, portavano alla paura di una Sassari fascista. Come si reagisce? Certo una prima reazione è di denuncia e di sdegno. Sono ancora fresche le paure che rinnovano ricordi spiacevoli nella nostra storia. E dunque? Il mio pensiero si rifà alla metodologia educativa salesiana dell’approccio preventivo promozionale. Se tutte le maestre, gli insegnanti, genitori, catechisti, si prendessero l’impegno di descrivere nei particolari, ai nostri giovani, la storia dell’Italia fascista con le privazioni delle libertà, gli imprigionamenti, gli esili e i confinamenti delle persone con un’opinione diversa, l’adesione alle leggi razziali, l’eccidio di una generazione di giovani mandati in guerra senza senso… forse avremmo una generazione futura che non inneggerà più al fascismo e alla sua ideologia totalitaria e non avremmo più bisogno di indagare i nostri giovani, i nostri figli, per il reato di apologia del fascismo.
Le agenzie educative, dunque, la prevenzione, l’educazione, la proposta di valori quali la democrazia, il rispetto della persona, il rispetto della diversità delle idee, l’uguaglianza delle persone; valori fondamentali da riproporre continuamente nella quotidianità delle nostre esperienze educative. Forse abbiamo abbassato la guardia! Questi segnali, più che farci prendere dal panico, devono sensibilizzarci al fatto che questa tremenda ideologia è sempre dietro l’angolo, perché, c’è sempre un uomo che vuole prevalere su un altro, che vuole prevaricare sull’altro, che vuole sedersi su un gradino superiore per sete di denaro, di potere e di successo.
Ma l’uomo di destra di turno potrebbe obiettare: e le dittature di sinistra? Ebbene sì, anche le dittature di sinistra vanno denunciate alla stessa maniera, tutte le forme di terrorismo, di violenza, vanno condannate allo stesso modo e mai giustificate per un’adesione ideologica. E la storia della Chiesa con le sue violenze? Certo, anche la dittatura religiosa, il fanatismo religioso, o forme teocratiche anacronistiche, allorquando sono violente e opprimenti, non hanno nessuna attinenza col messaggio evangelico di Gesù, garantista, pacifista, democratico e non violento e vanno condannate.
Tutte le forme totalitarie sono negative e deleterie, anche se si avvicinano ad una nostra sensibilità politica o ideologica o di fede. Non esistono dittature buone o meno buone. Certe discussioni sono davvero ridicole. Come quando si dice che una “certa gelosia” fa bene all’amore. Un elemento negativo, non può avere niente di buono, perché ha alla base un virus negativo, che non si concilia con nessuna positività. L’unica forma di governo è solo e sempre la democrazia, perfettibile certo, ma sempre in mano al popolo.
Famiglia, scuola, chiesa, società civile, dovranno lavorare a livello di prevenzione ed educazione, anche con l’esempio quotidiano: quando si dice ad un bambino in maniera ferma “stai zitto!”, o gli urliamo: “non urlare”, o esclamiamo: “cosa ci fano tutti questi negri in città”, stiamo già comunicando la nostra modalità di relazione antidemocratica, dispotica e razzista. Nessun bambino cresce democratico e libero se vive e sperimenta un ambiente oppressivo e dispotico. E il primo fascismo da debellare è quello della nostra intolleranza, intransigenza ed estremismo. Solo il dialogo, il rispetto e l’accoglienza delle differenze può creare una vera società democratica.
Don Gaetano Galia
da La Nuova Sardegna, 23 settembre 2018